Ho ascoltato un famoso psicanalista parlare di figli, di ciò che dovremmo essere capaci di fare. Mio figlio è adolescente e io dovrei essere capace di dirgli una parola importante:

Vai

Dovrei cioè essere in grado di non ostacolare la sua volontà, consentirgli di percorrere la sua strada e costruire la propria vita senza interferenze. Sono un padre attento, a volte ingombrante. Lo so. E non è facile dire Vai a tuo figlio.
Qualche giorno fa, ho risposto ad una lettrice dicendole che, ad una certa età, é necessario allontanarsi dai figli, anche se loro non lo fanno volontariamente.
Bene, subito dopo ho pensato: ma io ne sono capace? Lo sto facendo?
Oppure predico bene ma razzolo male, come si dice. Non lo so…
Spesso penso a come erano i miei genitori, alla loro capacità di essere infinitamente più equilibrati di noi forse semplicemente perché meno consapevoli.
Mio padre ha saputo dirmi Vai, che non significava smettere di educarmi, ma saper osservare il mio cammino standomi a fianco. Ogni giorno mi domando se sarò in grado di fare la stessa cosa.
E voi? Ne siete capaci?

Si chiama “Violenza assistita” quella forma di violenza che subiscono i minori quando sono testimoni di violenza domestica, quando letteralmente “assistono” a manifestazioni violente dentro casa loro.
E’ una forma poco conosciuta, sottovalutata, a volte addirittura ignorata. In realtà ha conseguenze devastanti per la crescita dei bambini: ha impatti sullo sviluppo fisico, su quello emotivo, sul comportamento, sulla socializzazione.
In Italia tra il 2009 e il 2014 oltre 400 mila minorenni hanno assistito a forme di violenza fisica o psicologica dentro l’ambiente domestico, nella maggior parte dei casi compiuta dal padre sulla madre.
Non possiamo far finta di niente e soprattutto non possiamo arrenderci credendo che non ci siano strumenti per combatterla perché “dentro casa”.
Aiutatemi in questa battaglia: facciamo sapere a più persone possibili che la VIOLENZA ASSISTITA esiste ed è un fenomeno diffuso. Che se vogliamo combatterla dobbiamo parlarne.
CONDIVIDETE questo articolo con tutti quelli che conoscete, facciamo conoscere questo fenomeno subdolo e odioso a chi non “ci ha mai pensato”. A tutti quelli che riusciamo.
Sarà un primo passo in avanti. Aiutatemi.
Grazie

Oggi mio papà ha deciso di andarsene.
Me lo aveva già fatto capire nelle scorse settimane, ma speravo che stesse scherzando, che stesse solo facendo finta. Invece era vero.
Avevo 16 anni, era una mattina di settembre, io e mio padre avevamo appena compiuto gli anni. Lui 37 più di me. 
Andammo in Comune a prendere un documento. Appena entrati chiedemmo un’indicazione all’usciere che ci rispose in modo strano facendomi innervosire, perché mi domandai come fosse possibile che a dare informazioni mettessero un disabile con evidenti problemi di pronuncia. Ero giovane e irruento allora e mi arrabbiai. 
Mio padre continuó a camminare serafico ma rallentó il passo è mi disse:
‘Ma Roberto, secondo te non deve esserci qualcuno che si occupi anche di chi non é sano, di chi non é normale? Qualcuno che che faccia lavorare chi non é un genio e forse non é neppure intelligente? Non bisogna essere per forza bravi nella vita, non tutti lo sono. Esistono anche gli ultimi, quello che non ce la fanno, quello che non riescono. Non solo, ma esistono anche gli stupidì, gli irresponsabili, quello che sbagliano sempre. E loro non hanno il diritto ad una vita come tutti gli altri? Ad un lavoro, alla propria dignità?’
Queste naturalmente non furono le sue parole precise, ma il senso era quello. 
In questo momento sono così frastornato dalla giornata che non ricordo altri suoi insegnamenti, ma quelle brevi frasi hanno influito su tutta la mia vita, su ogni momento della mia esistenza.
Grazie papà, quel giorno mi hai insegnato il rispetto e l’amore per qualsiasi donna o uomo sulla terra, anche per i più deboli, per gli ultimi, per quelli che non sono brillanti o Smart, come si direbbe oggi.
Dalle tue parole ho imparato che non bisogna necessariamente vincere per avere una vita dignitosa, che non é obbligatorio primeggiare e che anche chi ha fatto degli sbagli merita rispetto, merita affetto, per il solo fatto di essere una persona.
Ma soprattutto quella mattina di settembre di tanti anni fa mi hai fatto capire che l’essere umano é fatto di amore per il prossimo, indipendentemente dalla religione, dal credo politico, dalle ideologie. E questo insegnamento lo porterò sempre con me, te lo prometto.
Caro papà, non dimenticherò mai le tue parole di quel giorno, non dimenticherò mai la tua infinita bontà che avevi con tutti e soprattutto non dimenticherò mai il tuo sguardo pieno d’amore per me, per tuo figlio.
Ciao papà.
Questa é una delle ultime foto che abbiamo insieme, sei proprio tu, con quel tuo sguardo ironico e vivace che ti sei portato dietro fino all’ultimo, fino a 91 anni. Ti voglio bene.