La democrazia é difficile. E crederci lo é ancora di più. Io penso che chi ha ammazzato quel carabiniere sia un delinquente, un farabutto. Ma credo che lo stato sia qualcosa che sta al di sopra di lui. Non mi dispiace vedere l’assassino (…in realtà l’amico dell’assassino), bendato e legato. Sinceramente non me ne frega niente, mi preoccupo molto di più di tante altre persone che stanno male veramente. Invece mi dispiace vedere che i Carabinieri facciano una cosa sbagliata. Mi dispiace vedere che quei poveri ragazzi, alimentati da un odio colpevolmente dilagante, abbiamo ceduto alla becera ostentazione di un’immagine che non ha nulla di eroico. Che non ha nulla di edificante. E lo hanno fatto loro malgrado. I carabinieri sono i tutori dello stato. Sono coloro che lo proteggono, sono coloro che ne difendono i principi e che lo tutelano anche da chi vorrebbe trasformare la nostra costituzione in carta straccia. Che quell’americano fighetto sia un delinquente non ci sono dubbi. Andrá in galera come é giusto che sia e come deciderà un tribunale del nostro Stato. Ma io vorrei che i nostri Carabinieri continuassero a svolgere il proprio ruolo nel rispetto delle leggi come hanno sempre fatto, che continuassero a seguire quelle leggi come loro unico principio di comportamento, che non venissero istigati ad essere barbari e incivili come vorrebbe qualche politico di oggi per puro tornaconto personale. Rispettiamo i Carabinieri, rispettiamo la Costituzione.
Deborah aveva organizzato un Karaoke sulla spiaggia di Savona. Una festa di fine luglio, come tante. Lui è entrato, le si è avvicinato e le ha sparato sei colpi. Ha ferito anche altre due donne e una bambina. Era l’ex marito, che le aveva già incendiato la casa e l’attività, che era già andato in carcere per un anno ed ora non poteva avvicinarsi a lei, secondo le forze dell’ordine. Ma lui se n’è fregato e l’ha ammazzata. Lo stalking e gli incendi non gli bastavano più.
Ora Deborah è morta. Le istituzioni fanno a gara per dire che questo tipo di omicidio così odioso deve finire. Ma non basta dirlo, bisogna cambiare una cultura. E questo compito non spetta alle donne, ma agli uomini. Non serve che siano le vittime a urlare, a manifestare, a protestare. Siamo noi uomini che dobbiamo ribellarci, che dobbiamo insegnare ai nostri figli a non avere comportamenti sessisti, che dobbiamo stare attenti alle parole, agli stereotipi del “vero uomo” ad una cultura che in molte parti è intrisa di piccole manifestazioni di violenza nei confronti delle donne.
E noi uomini dobbiamo avere il coraggio di dire IO NO. Dobbiamo avere il coraggio non solo di opporci a questi comportamenti, ma anche di rifiutare quelli degli altri. Dobbiamo dare peso alle piccole cose, a quelle frasi apparentemente insignificanti ma che contribuiscono a costruire un mondo nel quale la donna, per alcuni, è un possesso dell’uomo. Una merce di cui può disporne. Un oggetto che può manipolare come crede. Ecco che cosa dobbiamo fare noi uomini: ribellarci e dire IO NO.
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